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Un mondo senza plastica: viaggio nel passato

Amare la Natura significa anche proteggerla dai nostri stessi comportamenti. In questo viaggio nel passato, proviamo a scoprire quali soluzioni, semplici ed efficaci, possono tornarci utili per combattere il problema dell’inquinamento da plastica.

Come risolveremo il problema dell’inquinamento della plastica? Purtroppo è diventato un tema di strettissima attualità negli ultimi anni. Studi e fotografie testimoniano le proporzioni titaniche che ha raggiunto la quantità di plastica dispersa nell’ambiente. Abbiamo bisogno di soluzioni, ci diciamo, tecniche e materiali più evoluti per progettare prodotti che non generano così tanti rifiuti. 

Le aziende sono spinte a trovare imballaggi alimentari più ecologici, biodegradabili, e le città a migliorare le loro infrastrutture di riciclaggio. Si studiano nuove tecnologie per catturare le microfibre di plastica create dai lavaggi in lavatrice, e qualcuno ha anche pensato di confezionare l’acqua all’interno di palline commestibili.

Tutti preoccupati per l’inquinamento da scorie radioattive e ben pochi per quello da plastica.

A prima vista sembra di trovarsi sulla buona strada, ma in effetti non è molto chiaro se questa ci porterà davvero ad un mondo più pulito, e soprattutto quando. E se le risposte non venissero dal perenne inseguimento dell’hi-tech, ma da soluzioni  “poco tech”? L’unico modo per saperne di più è fare un viaggio nel passato per ri-scoprire come funzionava un mondo quasi senza plastica. Ve lo anticipiamo: funzionava. Ma come si sopravviveva prima degli anni ’60?  La plastica c’era, ma non era così presente nella vita di tutti i giorni. Mancavano tante cose: sacchetti di plastica, contenitori di plastica per frutta, verdura e surgelati, bottiglie di plastica, cannucce, ecc.

Senza bottiglie di plastica da portare in ogni dove, si soffriva di disidratazione? Malnutrizione e intossicazione da cibi avariati erano il problema principale delle nostre città? Senza sacchetti di plastica, i rifiuti venivano nascosti nei cassetti e quindi continuamente sostituiti per il cattivo odore? E che dire degli aperitivi senza cannucce? Si potevano fare?

Le testimonianze di chi ha vissuto quel periodo possono svelarci molto di un mondo senza plastica e di cosa possiamo fare oggi per limitarne l’uso. Non occorre attendere che la macchina produttiva faccia qualcosa, anche perché è probabile che lo faccia solo quando converrà economicamente.

Frutta e verdura di stagione

Il passato

La maggior parte degli alimenti freschi come patate, carote, piselli e simili veniva coltivata localmente ed era disponibile stagionalmente. Frutta e ortaggi non di stagione erano disponibili ma in scatola, il che favoriva l’uso di alimenti di stagione a km zero. Per gli alimenti secchi come legumi o cerali, di solito si trovavano in negozio, conservati in grandi contenitori e questo consentiva di comprare la quantità  richiesta e di portarla via dentro sacchetti di carta. Una volta giunti in casa, venivano conservati dentro contenitori di vetro o metallo, pressoché eterni.

Il presente

Come possiamo tradurre al giorno d’oggi queste pratiche? Possiamo ridurre le emissioni dei trasporti, acquistando cibi freschi locali e di stagione o partecipando a gruppi di acquisto, acquistando frutta e verdura nei mercati locali dove i prodotti sono venduti da agricoltori della zona. Resistendo alla tentazione di comprare frutta e verdura nelle vaschette di plastica monodose, privilegiando più quantità  e occupandoci di conservare il prodotto che non usiamo subito.  In ultimo, semplicemente scegliendo un prodotto italiano al posto di uno che viene da lontano: pur costando qualcosa meno è giunto in Italia via nave o aereo, lasciando una scia di inquinamento lungo tutto il globo.

La carne: poca e ben conservata

Il passato

In passato, le macellerie erano il luogo privilegiato per la vendita di carne. Il confezionamento era un problema che non si presentava: pellicole trasparenti e vassoi di plastica per l’esposizione e la vendita erano sconosciuti. Anche qui, la carta oleata era il mezzo più pratico per il trasporto della carne. Chi non aveva un pollaio o un ovile, spesso comprava la carne in grande quantità  ma saltuariamente, per poi conservarla cotta o congelata.

Il presente

Non tutti hanno un allevamento di maiali, ovviamente, ma anche qui un risparmio in termini di confezionamento e regime alimentare può essere fatto. Limitare l’uso della carne fa bene alla salute e all’ambiente. Possiamo inoltre sprecare meno imballaggi acquistando in macelleria o privilegiando confezioni più grandi e limitare così il trasporto di innumerevoli, piccoli vassoi di plastica. Significa organizzarsi meglio in cucina e con il congelatore, ma anche in questo caso, il volume di plastica risparmiata a fine mese potrebbe sorprendervi.

Merende, spuntini e imballi da sballo

Il passato

Il consumo di snack, biscottini e altre golosità era certamente inferiore a quello odierno, tuttavia questi prodotti erano venduti a peso, anch’essi in sacchetti di carta. Immaginate quante confezioni colorate in meno in un supermercato qualsiasi e quante meno cartacce agli angoli delle strade. Il trasporto di questi alimenti per campeggi e gite fuori porta, prevedeva contenitori di cibo totalmente riutilizzabili che nessuno si sognava di lasciare in giro.

Il presente

Anche oggi qualche catena di supermercati vende prodotti sfusi, biscotti e dolciumi, con piena soddisfazione dei clienti e grandi vantaggi per l’ambiente. Abbiamo davvero bisogno di una confezione colorata e del suo contenuto, spesso di qualità discutibile? In un’epoca di cuochi compulsivi, potrebbe essere il momento di iniziare a preparare snack e golosità  con le nostre mani.

Fast & street food

Il passato

Lo street food ha origini molto lontane ed in passato ha sempre avuto un impatto ambientale molto ridotto. Carretti del gelato, caldarroste, panini e altre preparazioni semplici ed economiche, anche se negli Stati Uniti si preparavano a lanciare noti brand di fast food oggi presenti in tutto il mondo. Confezionamenti spartani ma funzionali e poco inquinanti, carta per alimenti e cartocci senza plastica. 

Il presente

Oggi il fast & street food è un grande generatore di rifiuti in plastica e non solo. Non sempre si trova una sensibilità  particolare nel venditore, che preferisca cioè utilizzare materiale biodegradabile per la confezione da asporto. Possiamo premiare il cibo di qualità  e quello che viene confezionato meglio e anche il nostro organismo ringrazierà.

Gestione dei rifiuti e riutilizzo

Il passato

Raccolta differenziata un successo della modernità? In parte. In passato la si faceva anche se in modo molto più semplificato, questo perché nelle case si trovavano meno materiali complessi e pericolosi e le categorie di rifiuti erano limitate a metallo, vetro/ceramica e materiali organici. Alcuni di questi venivano riutilizzati, come i recipienti di vetro del latte e altre bevande e i vari metalli, mentre il resto veniva portato in discarica, triturato ed utilizzato come concime. Ben poco cibo veniva sprecato rispetto ad oggi ed in campagna il compostaggio era la norma. La carta pulita veniva riutilizzata finché si poteva per gli incarti di cibo ed altro e poi veniva bruciata. La cenere prodotta veniva poi riutilizzata in svariati modi. Con i vecchi vestiti poi, si creavano imbottiture per trapunte ma anche tovaglioli e stracci.

Il presente

La raccolta differenziata è utile ma non risolvere il problema di una macchina produttiva che continua a generare rifiuti di ogni tipo, spesso molto tossici. Dobbiamo preferire il vetro alla plastica, perché è certo che verrà riciclato correttamente mentre a volte della plastica non si ha questa certezza. Ricordiamo che per quanto si possa riciclare, la sola esistenza della plastica minaccia l’ecosistema, dal modo in cui viene prodotta al modo in cui nel tempo rilascia microfibre nell’ambiente. Riparare le cose e dargli nuova vita è un altro modo per comprare meno ed usare di più. Potreste anche tornare ad utilizzare tovaglioli di stoffa, non sono poi così difficili da stirare…

Il nostro breve viaggio è terminato ed ora sappiamo che è possibile vivere in un mondo senza plastica, grazie a scelte precise e, dopotutto, non così difficili da adottare. Certo, in molti casi la plastica garantisce altissima efficienza e sicurezza, si pensi al materiale monouso in ambito medico, ma in attesa che ne venga prodotta di biodegradabile, possiamo fare molto per alleggerire il peso che grava sul nostro ecosistema. Perché non iniziare subito? 

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One Reply to “Un mondo senza plastica: viaggio nel passato”

  1. Credo che sia un dovere per tutti diminuire drasticamente il consumo della plastica credo che indubbiamente sia stata una grande scoperta ma quanto ci sta costando? Spesso cerco di immaginare a quegli anni dove quasi non esisteva, io voglio impegnarmi per eliminarla dalla mia vita e dalla mia famiglia,desidererei totalmente ma almeno in una buona parte. TIZIANA

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